di Anna Becchi da Comune-Info.net
Sono i primi anni del nuovo millennio. Siamo a Roma, all’Esquilino, quartiere vicino alla Stazione Termini, noto per la Piazza Vittorio e il suo mercato, crocevia di genti e di «culture» molteplici. Il quartiere sta vivendo una trasformazione, la popolazione locale, fatta prevalentemente di piccoli commercianti ma anche di operai e impiegati, lascia i locali e le abitazioni a una nuova onda migrante attratta appunto dal mercato e dalla vicinanza alla stazione centrale. Anche la scuola, l’istituto Manin e la sua sede di via Bixio la Federico Di Donato, vedono iscriversi moltissimi bambini di famiglie migranti prevalentemente dall’Asia, ma anche dall’Africa e dal Sud America. Dalla Di Donato le famiglie italiane cominciano ad andare via, alcune si trasferiscono, altre pur vivendo nel quartiere preferiscono iscrivere i figli nelle scuole un po’ più lontane (ma forse più sicure). Un nucleo di famiglie sceglie però di restare, ed è proprio da questo nucleo che parte l’esigenza di far giocare i propri figli il pomeriggio negli spazi della scuola e l’idea di chiedere il permesso al preside. Si inizia con un cineforum, un torneo di calcetto e con i giochi dal mondo in cortile. Il preside non solo accoglie l’esigenza ma rilancia chiedendo a quei genitori di fondare un’associazione e di prendere in consegna i cortili e i seminterrati in disuso della scuola. Continua…